Angelo, quasi più non vedo
e queste lenti,
diverse volte ispessite e appesantite,
poco distinguono i contorni del tuo volto.
Ti disegno con pastelli di memoria
ma non riesco a fissare quello sguardo
che mi bruciava il cuore e mi stupiva
nella stupefatta voglia d’abbracciarti.
Pensa, mia cara, chiedo aiuto al buio
che m’accenda una sua luce immaginaria…
Ed essa appare, un fascio, non di più
e nel suo fuoco, al centro,
ci sei tu nitida ed abbagliante, come allora
con quello sguardo di cui prima accennavo
che mi confuse, or sono tante primavere.
Premo il fittizio pulsante
per la fotografia a colori e la ripongo
con delicatezza
nell’album – quello dalla copertina rossa –
che nasconderò in un angolo al riparo
dai giochi polverosi, ricordi e cianfrusaglie
abbandonati alla rinfusa
nell’ampio antico armadio della mente.